croppedimage701426-sinodo-papaEventi ecclesiali come un Sinodo sono sempre dei momenti dove si manifesta la grazia del Signore. Quando la Chiesa si interroga su temi così importanti come la famiglia dobbiamo solo esserne felici. Ma chiariamo subito una cosa; noi NON siamo i “padroni” della fede, ne possiamo modificarla a piacere per adattarla alle mutate esigenze sociali. La fede è una. Noi e i nostri pastori ne siamo solo i custodi e gli interpreti. Il nostro compito è di “scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo”.
Il “Sinodo straordinario sulla famiglia” dello scorso ottobre, voluto fortemente da papa Francesco, rappresenta l’inizio di un percorso che si concluderà nell’ottobre del 2015 con il “Sinodo ordinario sulla famiglia” dove si discuterà di temi particolarmente urgenti e importanti che riguardano la famiglia.
Vediamo in dettaglio i punti pastorali toccati dal Sinodo tratti dalla relazione finale:
Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti; E’ urgente l’annuncio del Vangelo della famiglia, le famiglie cattoliche per merito della grazia del sacramento nuziale diventano soggetto (coloro che evangelizzano) e non solo oggetto (coloro che sono evangelizzati) di evangelizzazione. Il Vangelo della famiglia è gioia che riempie il cuore e la vita intera, è risposta alle attese più profonde della persona umana. E’ necessaria una conversione missionaria perché la crisi della fede ha comportato una crisi del matrimonio. La famiglia dovrà lasciarsi modellare interiormente mediante la lettura della Sacra Scrittura. Il matrimonio cristiano è una vocazione, pertanto occorre realizzare percorsi che accompagnino la persona e la coppia. Vanno denunciati i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici come l’eccessivo spazio alla logica di mercato.
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio; E’ necessario un impegno maggiore della comunità per la preparazione al matrimonio, con il coinvolgimento delle stesse famiglie e con una vera esperienza di partecipazione alla vita della Chiesa.
Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale; I primi anni del matrimonio sono un periodo vitale e delicato, da qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che continui dopo il matrimonio. La parrocchia è il luogo dove coppie esperte possono essere a disposizione di quelle giovani. Va curata la spiritualità familiare, la preghiera e la partecipazione all’Eucarestia.
Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze; E’ necessario entrare in dialogo pastorale con tali persone per evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre ad una maggiore apertura al Vangelo. Si possono cogliere elementi positivi nei matrimoni civili, e fatte le debite differenze, nelle convivenze. Possono diventare opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza.
Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali); Esse devono poter contare sull’aiuto e l’accompagnamento della Chiesa, saper perdonare e sentirsi perdonati è una esperienza fondamentale. Servono scelte pastorali coraggiose, sono urgenti cammini nuovi, che partano dalla realtà delle fragilità familiari. Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore, in particolare un attenzione ai separati, divorziati e abbandonati. Dobbiamo farci carico di eventuali figli, vittime innocenti della situazione, e vanno aiutati coloro che devono portare da soli la responsabilità della casa e l’educazione dei figli. Serve uno snellimento delle cause di nullità. Le persone divorziate ma non risposate vanno incoraggiate a trovare nell’Eucarestia il cibo che le sostenga nel loro stato. Per le persone divorziate e risposate è necessario un discernimento e un grande rispetto, evitando discriminazioni e promovendo la loro partecipazione alla vita comunitaria. Per quanto riguarda il loro accesso ai sacramenti dell’Eucarestia e della Penitenza le opinioni dei padri sinodali non sono state unanimi e si è sollecitato un successivo approfondimento del tema. Rimane per ora la possibilità della comunione spirituale.
Attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale; Ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono tuttavia essere accolti con rispetto e delicatezza evitando ogni ingiusta discriminazione.
La trasmissione della vita e la sfida della denatalità; Si constata il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a una variabile della progettazione individuale o di coppia. I fattori di ordine economico inoltre esercitano un peso determinate al calo della natalità. L’apertura incondizionata alla vita è esigenza intrinseca dell’amore coniugale, anche nei confronti dei figli diversamente abili. Si ribadisce l’uso dei metodi naturali per la procreazione responsabile. L’adozione è poi una forma specifica di apostolato familiare, occasione per testimoniare la propria fede e restituire dignità filiale a chi ne è stato privato.
La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione; La sfida educativa è resa più complessa dalla realtà culturale e della grande influenza dei media. I genitori possono scegliere liberamente il tipo di educazione da dare ai propri figli secondo le loro convinzioni. La Chiesa sostiene le famiglie in questo ruolo partendo dall’iniziazione cristiana attraverso comunità accoglienti.
Su questi temi forti c’è tanto lavoro ancora da fare, e vorrei concludere con le parole che papa Francesco ha pronunciato a chiusura del Sinodo: «E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini; che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani. La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino… Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare»

Giuseppe Zema