marvelliAccogliere è l’essenza della vita di Alberto Marvelli. La sua vita era spesa nell’attenzione agli altri, nell’intensa opera di assistenza morale e materiale agli sfollati e nel suo continuo pellegrinare in bicicletta da Vergiano a Rimini, dopo ogni bombardamento, per portare aiuto, ovunque ce ne fosse bisogno. Alberto era il primo a correre in soccorso: soccorreva i feriti, assisteva cristianamente i moribondi, sottraeva dalle macerie quelli che erano rimasti bloccati o sepolti vivi, metteva in salvo le masserizie. Distribuiva ai poveri tutto quello che riusciva a raccogliere.
In ogni circostanza Alberto si faceva amico di chiunque incontrasse. Ebbe tanti amici, giovani e adulti, umili e potenti: trattava tutti con la stessa cordiale semplicità. L’amicizia infatti non era per lui soltanto un sentimento umano, ma aveva profonde radici nell’amore cristiano: va ricollegata alla virtù teologale della carità. Alberto riceveva e donava amicizia perché viveva profondamente l’esperienza cristiana. La sua amicizia era sempre profonda e sincera, fatta di generosità ed altruismo, poiché Alberto era capace di offrirsi in dono e mettersi al servizio.
Il “motore” della sua vita era l’amore per l’Eucarestia: Alberto era innamorato dell’Eucarestia. Attraverso l’Eucarestia entrava in profonda intimità con Cristo in una preghiera fatta di silenzio e di ascolto.
Tutta la sua vita è una testimonianza della forza promanante dall’Eucarestia, sostegno del suo impegno nella storia, a servizio dei fratelli. «L’Eucarestia è dono, perché noi diventiamo il Corpo di Cristo, anzi perché noi diventiamo il corpo donato, sacrificato di Cristo. L’Eucarestia diventa “vera” nella misura in cui la nostra vita viene trasformata in dono, in servizio. Non è possibile dissociare l’amore all’Eucarestia dall’amore del prossimo.» (dal diario di Alberto)