di Ale.lu

Il Vescovo Francesco nella sua lettera per la Pasqua ci invita ad una riflessione ponendosi la domanda “perché amo la Chiesa e ci rimango”? In maniera molto chiara e convincente elenca una serie di risposte a supporto di questo sentimento che lasciano trasparire la sua profonda fede. Sembra quasi che voglia giocare al gioco del perché che si faceva quando eravamo piccoli. Ma lo fa al contrario: spiega ogni risposta adoperando proprio “perché” che nel gioco non dovrebbe essere usato. “Amo la Chiesa –dice Francesco- perché Cristo l’ha amata”. Amo la Chiesa perché cerco Gesù; perché Gesù l’ha edificata; perché mi trasmette il perdono; perché rispetta la mia libertà; perché è fatta di santi e peccatori; perché Gesù continua a purificarla; perché è ancora in cammino nella storia; perché c’è lo Spirito Santo. Certo è che non tutti noi abbiamo la fede del Vescovo. E’ molto più facile che siamo dei peccatori e spesso degli indifferenti. Certo è che siamo più propensi ad amare altre cose. Ma la lettera, qualunque sia il nostro atteggiamento usuale, ci invita a riflettere ugualmente. Per farlo potremmo provare a porre la domanda in altri termini: perché non amo la Chiesa e non ci rimango? E forse per noi sarebbe più facile rispondere, abituati come siamo a sentire quanto il nostro tempo ci fa ascoltare attraverso la cultura, le tendenze, la moda del momento, i mass media, la televisione, i social network. Infatti le risposte ci verrebbero suggerite da questo contesto che spesso nega o relativizza tutto ciò che ha a che fare con il trascendente e con la fede. Una cultura che tende a relegare nella vita privata ogni fatto religioso e a privarla di ogni valenza pubblica. Le risposte, quindi, sarebbero abbastanza scontate: non amo la Chiesa per i troppi scandali spesso taciuti; non amo la Chiesa perché i preti sono pedofili; non amo la Chiesa perchè non vedo nessuna azione dello Spirito Santo; non amo la Chiesa perché se veramente l’avesse edificata Gesù non ci sarebbe stata l’inquisizione, il potere temporale e tutti i suoi fatti e misfatti; non amo la Chiesa perché opprime la mia libertà nel fare quello che voglio e che mi piace. Però se ci pensiamo bene, se in un attimo di lucidità riusciamo a toglierci di dosso le scorie dei pregiudizi e dei preconcetti, riusciamo a comprendere come la Chiesa sia parte di noi stessi, della nostra vita, della nostra comunità. Allora, forse in maniera più spontanea, ci potrebbe venire in mente, sulla falsa riga di quanto fece Benedetto Croce  nel suo breve saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani” un’altra domanda “Perché non dovrei amare la Chiesa e rimanerci”? E la risposta non sarebbe difficile perché, volendo o no, la Chiesa siamo noi con i nostri difetti, le nostre imperfezioni, le nostre debolezze. E penso che noi, senz’altro, ci amiamo.