Miramare 2014

La domenica pomeriggio del 16 febbraio ero immerso in un incontro con un gruppo di famiglie. . ore 15,38 arriva un sms al cellulare “Siamo pronti per la foto!” … colgo il momento opportuno e mi dileguo con fare indifferente. Arrivo di corsa in bici sulla spiaggia, raccolgo per strada una ragazza con sua sorella e ci rechiamo in fretta a raggiungere i quasi 400 amici che stanno ultimando la scritta “Miramare”  costruita con stupenda maestria in modo che i vari gruppi di persone formino le varie lettere. Dall’alto “un grande artista” cerca di correggere le “storture” e i difetti in modo che la parola si possa vedere chiaramente.

Sì! Devo confessare un peccato: anch’io sono iscritto a Facebook e mi piace lasciarmi provocare da tutte le “buone occasioni” per cercare di ricompattare questa nostra realtà di Miramare.

L’idea della foto era molto semplice, ma interessante per fare una piccola verifica dell’attenzione e dell’amore che abbiamo per il nostro territorio: possiamo vivere come turisti, gente di passaggio, indifferenti oppure come cittadini interessati o ancor più come fratelli chiamati a formare una sola famiglia.

Domenica è stata una piccola occasione per dire a noi stessi e agli altri che ci interessa questa nostra realtà, ci appartiene. Ci unisce il desiderio di costruire una comunità cittadina, in cui ci sia dialogo, confronto, stima, collaborazione, dove ognuno di noi sia pronto ad accogliere e affrontare sofferenze, problemi, gioie e speranze di chi abita con noi questo luogo impegnativo ma bello, stimolante e interessante anche se non certo privo di problemi che destano preoccupazioni.  Ma, pensiamoci,  non sono così anche i nostri splendidi figli?

Anzi le prove, i momenti di fatica e difficoltà possono diventare delle occasioni per tirare fuori il meglio di noi stessi. E mi torna in mente un momento interessante nella mia vita quando nell’anno della maturità, il 1974, abbiamo vissuto la crisi dell’austerity. E’ stato un momento duro, io ero in seminario, e diversi sono stati i sacrifici: nelle camerette nel sottotetto, che chiamavamo “Siberia” perché il termometro segnava quasi lo zero, ci si ritrovava tutti insieme per scaldare un po’ l’ambiente e diventava così un’occasione di confronto, di famigliarità, di sostegno. Il freddo esteriore era trasformato dal calore dell’amicizia.  E anche attorno a noi qualcosa si stava muovendo: la fantasia e la voglia di vivere ci aiutava a riscoprire le vecchie tradizioni, i rapporti con le persone, la bellezza della natura. Ognuno cercava di dare il meglio di se stesso nell’’inventare mezzi ecologici straordinari, trovare modalità diverse di stare insieme, valorizzare le realtà circostanti. In quei momenti abbiamo scoperto che “Insieme è bello, insieme è forza, insieme è gioia!”

Anche la crisi che stiamo vivendo non ci deve chiudere in noi stessi, ma riaprirci a quella fantasia del bene che da significato alla nostra vita. I nostri campanili, che a volte diventano torri di difesa del territorio, sono invece nati per suonare insieme un concerto al Signore e per chiamare il popolo e le famiglie all’unità. Quante crisi dovremo ancora superare per imparare a capire quello che invece è scritto nella nostra natura e che Dio ha stampato nel nostro cuore?

don Giovanni