di Mario Paradisi

integrazione-Lo scorso Maggio con circa 100 ragazzi scout della nostra diocesi (di cui alcuni del nostro gruppo) siamo andati ad incontrare alcune esperienza di accoglienza di immigrati nei luoghi di confine del nostro paese. L’incontro e la conoscenza di tanti ragazzi e ragazze ha fatto nascere nel nostro Clan il desiderio di fare qualcosa per i migranti che sono ospitati nelle strutture del nostro territorio. L’esperienza che abbiamo vissuto ci ha fatto capire che i migranti non sono una massa di persone minacciose ed uguali tra di loro , ma sono ragazzi con storie simile ma anche profondamente diverse tra di loro. E’ nato quindi il desiderio di conoscere queste storie ed abbiamo proposto ai responsabili del centro di accoglienza di Miramare di poter organizzare una scuola di italiano per i ragazzi che sono interessati.
La risposta è stata positiva ed entusiastica e quindi 15/16 ragazzi partecipano da dalla metà di novembre alla nostra scuola di italiano che si svolge nei locali della parrocchia il Sabato dalle 15 alle 17. E’ una scuola molto particolare perché non ha solo lo scopo di insegnare la lingua italiana ma soprattutto quello di far incontrare le persone e di conoscersi ed interagire attraverso l’uso della nostra lingua.
Da queste prime giornate passate insieme abbiamo intuito che l’INTEGRAZIONE non ci può essere se non c’è prima l’INTERAZIONE, cioè la disponibilità di tutti ad interagire, mettersi in relazione ed anche in discussione. Questo non significa rinunciare ai propri valori ma anzi ci aiuta a prendere maggiore consapevolezza di noi stessi per poter poi metterci in relazione con gli altri. L’omologazione non forma il carattere e non aiuta a fare scelte consapevoli. È l’incontro con ci è diverso da noi che ci interroga e ci aiuta a scegliere che vogliamo essere. Questa è la molla per la nostrra crescita personale, come comunità cristiana e come società civile.
Non sappiamo come procederà questa esperienza, ma sappiamo che già da qualche settimana per noi non esistono più i “migranti dell’Eveline”, ma per noi ci sono delle persone concrete con un volto, una storia ed un nome che stiamo piano piano imparando a pronunciare.