di don Giovanni

FOTO PER EDITORIALE (PRIMA SCELTA)

È questo il tema dell’assemblea diocesana che la Chiesa di Rimini vivrà dal 6 all’8 marzo 2020  e su cui dovremo interrogarci, confrontarci e portare le nostre esperienze. La consegna che il Sinodo dei Vescovi ha affidato a tutta la Chiesa è una provocazione e un impegno molto serio che coinvolge ogni comunità cristiana.

La passione per cercare la verità, lo stupore di fronte alla bellezza del Signore, la capacità di condividere e la gioia dell’annuncio vivono anche oggi nel cuore di tanti giovani che sono membra vive della Chiesa. Non si tratta dunque di fare soltanto qualcosa “per loro”, ma di vivere in comunione “con loro”, crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo. La partecipazione responsabile dei giovani alla vita della Chiesa non è opzionale, ma un’esigenza della vita battesimale e un elemento indispensabile per la vita di ogni comunità. Le fatiche e fragilità dei giovani ci aiutano a essere migliori, le loro domande ci sfidano, i loro dubbi ci interpellano sulla qualità della nostra fede. Anche le loro critiche ci sono necessarie, perché non di rado attraverso di esse ascoltiamo la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture. (dal documento finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani -nr. 116)

Questo  mandato che il Sinodo dà alle nostre comunità è  un impegno irrinunciabile perché una comunità dove i giovani non sono partecipi e protagonisti non è la Chiesa di Cristo, la Chiesa popolo di Dio in cammino … dove loro non si sentono “a casa”, dove non possono esprimere i loro desideri, i loro sogni, le loro energie e le loro domande non è la Chiesa di Gesù, la Comunità che il Padre desidera. Questo è un richiamo forte che il Sinodo fa anche alla nostra comunità perché pur dovendo ringraziare per il dono bellissimo di due associazioni (Azione Cattolica e Agesci) presenti e vive nella nostra comunità, per il dono grande di educatori, catechisti e animatori possiamo notare bene anche tante mancanze (difficoltà di confronto e comunione profonda, fatica nell’ascolto e nell’attenzione reciproca, carenza di collaborazione e comunicazione ed anche stanchezza e abitudine nelle nostre liturgie …)

La presenza dei giovani  ci richiama ad uscire dai nostri orticelli, ad essere più propositivi, a trovare linee comuni che ci aiutino a sentirci famiglia nelle nostre diversità, ad avere un respiro più ampio ed essere più efficaci e presenti nella realtà che il Signore ci ha affidato.

C’è ancora una domanda forte che non ci può lasciare in pace: dove sono e cosa pensano tutti i giovani che in questi anni hanno ricevuto i sacramenti, partecipato ai nostri gruppi, ai campeggi, alle iniziative della parrocchia? Che nutrimento umano e spirituale hanno ricevuto da noi? Che cosa li ha allontanati dalla vita della comunità? Che cosa gli è mancato e di che cosa hanno bisogno come aiuto da parte nostra?

L’occasione dell’Assemblea diocesana è una spinta ad affrontare seriamente queste domande e a cercare una risposta mettendoci in gioco personalmente e come comunità per portare quei frutti che i vescovi si aspettano da ciascuno di noi.