di Barbalù

cq5dam.thumbnail.cropped.750.422Caro don,
leggendo il Documento finale del Sinodo Giovani appena pubblicato ho avuto due sensazioni. La prima quella di uno scollamento tra i giovani di oggi e la Chiesa. Nel documento ci sono tanti buoni propositi su come la Chiesa intende affrontare i diversi temi trattati nei lavori sinodali. E questi “modi”, come vengono definiti, sono frutto, secondo il documento, di un vero e proprio lavoro di squadra dei Padri Sinodali, insieme ad altri partecipanti e in modo particolare ai giovani. Quello che mi chiedo e che ti chiedo è: se è vero che i Vescovi Sinodali erano una rappresentanza della quasi totalità delle Diocesi del mondo è anche vero che i giovani presenti non rappresentavano la totalità del mondo giovanile (Al massimo una minima parte di quella minima parte di cattolici). Sembra come se tutto si fosse svolto tra “amici” o come si suole dire tra i “soliti”. Per cui affermare che la realtà giovanile, i loro problemi, le loro aspettative, le speranze, gli stili di vita, le aspirazioni, gli interessi fossero rappresentati mi sembra un po’ troppo ottimistico. I giovani almeno la grande maggioranza è lontana dalla Chiesa. Le loro preoccupazioni sono ben altre. I loro interessi altri ancora.

La seconda sensazione è che i Vescovi, abbiano rappresentato una situazione della Chiesa attuale, nei confronti dei giovani, non certo esaltante. Nel cercare di porre rimedio, si denunciano le attuali carenze: una Chiesa lontana dai giovani, incapace di ascoltarli, di accompagnarli, di camminare insieme.

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RISPOSTA A BARBALU’ 
di don Giovanni
Quello che dici è sicuramente vero, ma non puoi dimenticare che il Sinodo è l’incontro dei Vescovi, pastori della Chiesa, che su un determinato tema si fanno aiutare dai laici e persone “specializzate” che come esperti li aiutano ad allargare ed approfondire la riflessione e la revisione che rimane comunque a livello ecclesiale e che gli amici “o i soliti” come li chiami tu sono proprio quelli che dovrebbero fare da “testa di ponte” per i lidi più lontani, per le realtà più distanti dal sentire evangelico. Ancor più vero è che, soprattutto oggi, la grande maggioranza dei giovani è lontana dalla Chiesa e che le loro preoccupazioni e gli interessi immediati sono molto distanti dalla proposta di Gesù. Ma poi già molti di loro riconoscono che quello per cui faticano e lottano non riempie la loro vita perché le domande più profonde ed interiori rimangono inevase, e che le strade intraprese non li conducono a quello che ogni persona cerca al di sopra di tutto: la felicità. Quando attraverso una testimonianza, un’esperienza
di servizio o di dono, una persona che con semplicità mostra uno stile nuovo di vivere o un nuovo modo di essere, allora sono loro stessi che lasciano che questo spiraglio metta in discussione la loro vita.

Così ci accorgiamo che anche quelli  apparentemente più lontani sono forse poi i più “evangelici”. Per quello che riguarda la seconda sensazione di una visione non troppo esaltante della chiesa mi sembra sia nella linea di una ricerca di revisione profonda e di impegno per purificare gli atteggiamenti negativi che esistono all’interno della vita ecclesiale e guardando in
profondità il documento pubblicato si vede bene come la preoccupazione non sia quella della difesa delle proprie posizioni quanto quella di cercare degli itinerari seri per costruire un dialogo più profondo e degli spazi costruttivi d’incontro con le loro vere esigenze.