Da alcuni anni collaboro all’equipe che segue in parrocchia la formazione di giovani educatori  e quando ho letto questo articolo mi sono subito comparsi davanti agli occhi questi ragazzi,  con il loro  impegno, le loro fatiche, l’entusiasmo, la passione …  Vi invito a leggere questo articolo per cogliere il cuore del servizio che gli animatori o educatori svolgono durante i campeggi estivi e durante tutto l’anno accompagnando i bambini e i ragazzi nel loro cammino di fede in  parrocchia.  Dobbiamo davvero essere grati per questo loro servizio!!    (Sonia Buldrini)

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tratto da Avvenire  de l 18/08/2019  di don Luca Sardella – Rapallo (Ge)

Eugenio inizierà a settembre la prima superiore. E’ uno dei ragazzi che insieme ai giovanissimi della parrocchia ha scelto di partecipare all’esperienza del campo estivo, un appuntamento ormai classico in questo tempo di vacanze per tante realtà parrocchiane e diocesana di tutta Italia. anche i nostri giorni del campo, alternano spazi di riflessione sulla propria vita spirituale e tempi di fraternità e gioco. dai piccoli servizi in casa alla possibilità di alcune confidenze del cuore.

E così domenica mattina, a bagagli fatti e ormai pronti per il rientro, ecco nascere da Eugenio nella condivisione finale in gruppo questo interrogativo: “Don! Ma come si fa a diventare animatore?” Non poteva esserci domanda migliore capace di fare sintesi di un’esperienza di campo. Perché a decidere della qualità di quei giorni è stata proprio la cura che alcuni ragazzi più grandi, gli “animatori” o “educatori”, hanno saputo offrire ai più piccoli. Chissà – mi domandavo – quale particolare cura avrà percepito su di sé Eugenio per rivolgermi quella domanda. In fondo coloro che nelle nostre parrocchie scelgono di dedicare del tempo al servizio educativo sanno bene a cosa vanno incontro… bisogna dedicarci tanto tempo! Chiedere le ferie, organizzarsi con lo studio, e poi le numerose serate per la preparazione del campo, i confronti sui temi da proporre ai ragazzi, l’innumerevole lista delle “cose da fare” tipiche di chi organizza un campo:comporre e stampare i libretti per la preghiera, recuperare il materiale per i giochi, le bandane “segna-squadra, la spesa per la cucina, la sistemazione nelle camere….

Quello che si vede nei giorni del campo, in fondo, è soltanto una parte di un prendersi cura dei ragazzi che in realtà è iniziato ben prima dell’esperienza condivisa insieme: il sognare per loro, averli a cuore, pensare a cosa proporre dopo aver colto il momento che stanno attraversando.

Gli  educatori conoscono quanto sacrificio chiede questo impegno, ma nello stesso tempo ne gustano il valore in termini di crescita umana e spirituale. Eugenio in quella domanda ha dato voce proprio a questo: al desiderio di “fare come loro”, di spendersi come i suoi educatori sino al dono della vita. E così nel cuore mi sono ritornate alcune parole ascoltate più volte da Papa Francesco citando il suo predecessore Benedetto XVI: “La Chiesa non cresce per proselitismo. Cresce per attrazione

La lezione più grande degli educatori al campo è l’offrire cura gratuita, disponibile, generosa. Senza troppo clamore, ma con la tenacia evangelica di chi si rimbocca le maniche e si mette al lavoro. Eugenio questo lo ha visto con i suoi occhi. e ne è rimasto profondamente attratto.

animare per gli altri e con loro